LA NOSTRA STRUTTURA

La scuola Sant’Anna è situata nel quartiere di Settecamini, di fronte alla parrocchia di Santa Maria dell’Olivo.

E’ composta da un ingresso con segreteria, sala insegnanti, stanza della direttrice. Alle classi si accede tramite un lungo atrio con ampie vetrate che consentono un’ottima luminosità dell’ambiente.


Vi sono due sezioni di materna e cinque classi di elementari.

Al primo  piano  è situata la sala computer per l’insegnamento dell’informatica e una biblioteca a misura di bambini dove verranno invogliati a leggere in compagnia.

 

Una mensa attrezzata accoglie i bambini per il pranzo e dall'anno  scolastico 2017 è attivo un Laboratorio di Arte per promuovere la creatività e l'immaginazione attraverso metodi creativi e didattici da realizzare in classe. 


La struttura è inoltre dotata di un ampio cortile con zona verde, recentemente ristrutturato e un’area giochi sia interna che esterna  dedicata ai bambini più piccoli.


Gli ambienti della nostra scuola sono stati studiati e costruiti attorno ai bisogni dei bambini per accogliere e sollecitare le espressioni del comportamento infantile con le sue esigenze, le sue curiosità di esplorazione e le sue modalità comportamentali.

PERCHE' SCEGLIERE

UNA SCUOLA CATTOLICA?

Per capirlo sarà fondamentale partire da quanto affermato in merito da Papa Francesco, il quale è riuscito a determinare un coinvolgimento notevole nella spiegazione del legame esistente tra due agenti di socializzazione primaria, la famiglia e la scuola, con l’implicazione delle motivazioni valide, del perché scegliere una scuola cattolica per la formazione e l’educazione dei propri figli.


«La famiglia è il primo nucleo di relazioni: la relazione con il padre, la madre e i fratelli è la base e ci accompagna sempre nella vita. Ma a scuola noi “socializziamo”: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine, per capacità. La scuola – ha spiegato Papa Francesco – è la prima società che integra la famiglia.  


La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte! Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti.


Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello che dice: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti!

Ed è proprio verso questo orientamento che la famiglia può rappresentare per la scuola una vera risorsa, intraprendendo e seguendo lo stesso percorso educativo.

LA NOSTRA STORIA

LA STORIA DELLA SCUOLA SANT'ANNA

La scuola Sant’Anna di Settecamini fa parte della “Congregazione delle Suore della Carità di Sant’Anna” (in spagnolo Hermanas de la Caridad de Santa Ana), istituto religioso femminile di diritto pontificio nato a Saragozza il 28 dicembre 1804.


Era l'anno 1952, quando Pio XII, il Pontifice che fermó il bombardamento di Roma, chiamó a raccolta tutti gli istituti religiosi residenti ed operanti a Roma, affinché offrissero la loro disponibilitá di personale e mezzi per l'opera di ricostruzione religiosa e morale della periferia della cittá, dopo la seconda guerra mondiale. Questa foto riassume mirabilmente il momento in cui le religiose incontrano il Vicario di Cristo per dar inizio alla nostra storia, una storia d'amore e di caritá.


Le Suore della Caritá di Sant'Anna, fedeli alla voce del Papa e col desiderio di lavorare, offrirono la loro disponibilitá recandosi al Vicariato. Monsignor Luigi Traglia, per decidere in quale parte di Roma si poteva esercitare la missione  fu consigliato di recarsi a parlare con il parroco di Settecamini. Cosí il giorno 3 settembre dello stesso anno 1952, primo venerdi del mese, giunsero per la prima volta nella parrocchia di Settecamini un gruppo di suore desiderose di portare la parola di Gesú, soprattutto con il loro esempio.


Era il mese di ottobre di 1957, la comunitá delle Suore di Via Bari, dettero inizio alla costruzione della Scuola Sant'Anna. Finalmente, il primo dicembre 1958 iniziarono le lezioni. I bambini che frequentarono la nuova scuola furono subito molto numerosi e cosí si formarono due sezioni, una con insegnante Suor Consuelo, l'altra con insegnate Suor Lidia. 


A gennaio si iniziò il corso di taglio, guidato la Suor Piera Garayoa. Suor María insegnava a ricamare e impartiva lezione di musica e canto. La domenica si svolgevano la catechesi, preparando i bambini per la prima comunione. 

Finiti tre anni di scuola materna, i bambini passavano a frequentare la prima elementare alla scuola comunale "Nuzzo". Le mamme, desiderando che i propi figli iniziassero le elementari nella stessa scuola, dove avevano trascorso i primi tre anni, chiesero con insistenza alle Suore di aprire una sezione per poter frequentare la prima elementare.


Le Suore accettarono volentieri la proposta e diedero cosí inizio alle pratiche per l'ottenimento delle dovute autorizzazioni. Cosí, dopo aver chiesto e ottenuta l'autorizzazione dal Ministero della Pubblica Istruzione, il primo ottobre 1960 ebbe inizio anche la scuola elementare.

Quindi, ottenuto ancora una volta il permesso dal Provveditorato, si poté completare il ciclo scolastico dell'intera scuola elementare.

Era il anno 1964. Il Pontifice Paolo VI incontra la comunitá di Settecamini nell'istituto delle Suore di S. Anna. 


STORIA DELLA CONGREGAZIONE

SUORE DELLA CARITA' DI SANT’ANNA

La Congregazione delle Suore della Carità di Sant' Anna nasce a Saragozza il 28 dicembre del 1804 per l'impegno di una coraggiosa Suora : Madre Maria Rafols. Ripercorrere il cammino di questa eroina ci fa meglio comprendere lo spirito che anima le nostre e le tante sorelle della Carità a Settecamini ed in tutto il mondo.

Ciò che spicca lungo il cammino percorso da Madre Rafols è il modo in cui visse il comandamento nuovo di Gesù : la carità.


Volle amare come Lui, a volte anche esponendo la propria vita e sempre prodigandosi, giorno dopo giorno , al servizio degli emarginati della società in cui visse, soprattutto di tutti i malati rinchiusi in ospedale. Il concetto di emarginazio era , nella sua epoca, assai più ampio e includeva anche i bambini abbandonati o trovatelli a cui dedicò la maggior parte della sua esistenza.


La sua vita si inquadra principalmente nella prima metà del XIX secolo , periodo contrassegnato in Spagna da profondi mutamenti e sconvolgimenti poitici che rendevano assai difficile la sua rischiosa e singolare avventura di fondare una congregazione religiosa apostolica femminile di carità, il primo tentativo di origine spagnola, con un unico ed altissimo ideale : servire Dio nei poveri e nei malati, fino all'immolazione della propria vita.

I momenti cruciali nell'opera e nella vita di Maria Rafols sono influenzati dalla storia della politica spagnola ed in particolare la guerra d'indipendenza a seguito dell'invasione napoleonica, i successivi periodi di monarchia assoluta e costituzionale, appoggiata da un liberalismo di netto taglio anticlericale; la guerra civile o prima guerra carlista, alla morte di Ferdinando VII, un problema di successione che vedeva affrontarsi due concezioni diverse della vita: modernità e tradizione, con tutte le conseguenze sociali, politiche e religiose che tali concetti supponevano a quel tempo.


La vita di Maria Rafols, come quella della sua piccola fraternità, trascorre nel segno di un lungo inverno: cinquant'anni di silenzio, oscurità, povertà e sottomissione a imposizioni, oggi incncepibili, da parte del Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale della Vergine della Grazia di Saragozza, culla della Congregazione delle Suore della Carità di Sant'Anna.


La Madre Rafols in piena gioventù, deve affrontare il compito enorme di trasformare un ospedale in situazione penosa di disordine, incuria e abuso, tutto un mondo di furbizia da parte di impiegati mal pagati, assai lontani dal suo ideale di carità, e deve iniziare una forma di vita religiosa che sta compiendo in Spagna i suoi primi passi e non sarà compresa, nè desiderata, dagli altri amministratori dell'ospedale.


Il ramo maschile fallisce presto in questa impresa, incalzato dalle contraddizioni e dallo sconforto, abbandonato da tre successivi superiori. La Madre Rafols supera gli stessi ostacoli con tatto e con prudenza, con quella carità che è paziente, che perdona tutto, che spera tutto e merita gli elogi delle cronache ufficiali e laconiche che non prodigano. Al tempo dei due assedi di Saragozza da parte delle truppe francesi di Napoleone, nel 1808- 1809, la confraternita conta già 21 sorelle e gode la fiducia ed il prestigio di tutti, brandendo con le sole armi della sua carità, virtù che raggiunge il suo apice nel corso di tragiche circostanze che superano tutte le previsioni. Il bombardamento dell'ospedale, il 3 agosto del 1808, costituisce uno degli avvenimenti più tragici del primo assedio.


L'ospedale deve essere sgomberato poche ore dopo, tra bombe e rovine, tra scene di panico, Madre Rafols, come un angelo della carità, rimane fedele in testa al suo gruppo, lavora, infonde forza e coraggio, in mezzo a tanto orrore. Durante l'incendio dell'ospedale è esposta ai tiri del nemico, ma riesce a raccogliere i dementi che, spaventati, correvano per le strade della città o si erano rifugiati nell'accampamento francese. Terminato il primo assedio la Madre Rafols continua a lottare contro la fame e la miseria che distruggono tange vite come la stessa guerra: perciò chiedono di porta in porta per dar da mangiare a questa grande famiglia sofferente. Verso la fine di dicembre 1808, dopo diversi trasferimenti, trovano dimora fissa nell'Ospedale dei Convalescenti, del tutto inadeguato e insufficiente per svolgere la sua nuova funzione.


Ma le  forze cominciano a mancare, il 15 dicembre 1808, in una lettera al direttore dell'Ospedale appare questa breve notizia: " domenica scorsa abbiamo sepolta suor Teresa e sei consorelle sono gravemente malate".


Inizia il secondo assedio. ll 20 dicembre 1808 l'esercito francese circonda Saragozza senza possibilità di scampo . Manca il cibo per tutti e nessuno può dare aiuti. La Madre Rafols, malgrado il rischio, si reca con tre consorelle nel campo francese e supplica il generale Lannes di darle aiuto per i suoi malati. Il duro ed impaziente capo si commuove di fronte al gesto di quella donna che rischia la vita per gli altri. Il duro militare, vinto dalla grandezza di spirito della religiosa, concede quanto richiesto : cibo e medicine.


La lotta termina con la resa di Saragozza, quando ormai è impossibile la resistenza, lasciando una città in rovina, coperta di cadaveri.

I FONDATORI

JUAN BONAL

Juan Bonal y Cortada nacque il 24 agosto 1769 a Terrades (Gerona, Spagna).


Secondo l’usanza del tempo, a tre anni ricevette la Cresima. A 20 anni si iscrisse alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Huesca, laureandosi nel 1792.


Mentre era all’Università, partecipò e vinse il concorso per la cattedra di Grammatica a Ripoll y Sampedor, ma poi rinunciò, avendo ormai scelto la via del sacerdozio.


Continuò ad insegnare, finché nel 1803 il vescovo di Gerona lo invitò a lasciare l’insegnamento per dedicarsi solo alla pastorale diocesana e lo inviò come vicario nella parrocchia di S. Caterina vergine e martire a Vinyols del Camp e, dopo un po’, nella parrocchia di Montrig del Camp.


Dopo un anno, nel 1804, padre Juan Bonal chiese di far parte del clero della diocesi di Barcellona, come cappellano di una pia fondazione. Qui fu subito nominato vicario dell’”Hospital de la S. Cruz” di Barcellona, prendendosi cura anche degli “Hermanos y Hermanas de la Caridad”, pia associazione di infermieri che gratuitamente prestavano la loro opera nell’ospedale cittadino.


La direzione dell’ospedale di Saragozza, allora uno dei più grandi d’Europa, venuta a conoscenza dell’associazione assistenziale, chiese all’ospedale di Barcellona un gruppo di questi infermieri per assistere i propri malati.


La richiesta venne affidata a padre Bonal, che inviò a Saragozza dieci ‘hermanos’ e dodici ‘hermanas’. Dopo quattro anni, il gruppo maschile si ritirò per molte difficoltà, mentre rimasero solo le donne guidate da Maria Rafols. 


Nel 1804 padre Bonal e Maria Rafols fondarono la Congregazione delle “Suore della Carità di Sant’Anna”. Dopo la conquista dei francesi, egli visitò e curò i malati di ambo le parti senza distinzione, fino ad essere considerato uno degli eroi della resistenza.


Dopo il ritiro dei francesi nel 1813 e l’incendio dell’ospedale di Saragozza del 1814, si mise a percorrere le regioni di Aragona, di Navarra e altre della Spagna, a chiedere e raccogliere offerte e aiuti per l’ospedale.


Fu anche accusato di non saper gestire le offerte ricevute in elemosina ma, da uomo umile, forte e paziente quale era, seppe sempre dimostrare la sua rettitudine. Autentico operaio della “Chiesa dei poveri”, divenne ‘mendicante’ di Dio per gli ammalati, tra i quali diffondeva perdono, cultura e bontà.


Morì il 19 agosto 1829, mentre si trovava presso il Santuario di Nostra Signora di Salz in Saragozza, per pregare e preparare il suo lavoro. Dal 22 ottobre 1925 le sue spoglie riposano nella Cappella della Casa Madre delle Suore della Carità di Sant’Anna a Saragozza.



MARIA RAFOLS

María Rafols nacque il 5 novembre 1781 a Villafranca del Panadés (Barcellona).

Sin dall’infanzia si rivelò dotata di ottime qualità intellettive, così fu mandata nel Collegio dell’insegnamento di Barcellona, gestito dalle “Maestre della Compagnia di Maria”.


Durante la sua permanenza nel Collegio, Maria incontrò il sacerdote don Juan Bonal y Cortada, cappellano dell’Ospedale Santa Cruz di Barcellona, che stava costituendo una confraternita per assistere gli ammalati ricoverati, i disabili psichici, i bambini abbandonati.


Nel settembre 1804, padre Juan Bonal si trasferì all’Ospedale “Nuestra Señora de la Gracia” di Saragozza e Maria Rafols con altre undici giovani volontarie lo raggiunse il 28 dicembre dello stesso anno. Benché avesse solo 23 anni, Maria Rafols venne nominata Preside della piccola comunità femminile.


Si adoperò per la trasformazione dell’Ospedale, ormai in preda all’incuria, agli abusi e al disordine di alcuni dipendenti mal retribuiti, inserendovi la vita apostolica delle suore, anche se non compresa né desiderata dai dirigenti dell’Ospedale.


Nel 1808 le sorelle persero l’aiuto del gruppo di confratelli che le affiancava, a causa dell’ostilità dei dirigenti e delle tante difficoltà sopravvenute. Padre Bonal rimase comunque fra loro e continuò a lavorare, anche per la costituzione della Congregazione.


Durante gli assedi francesi di Saragozza del 1808 e 1809, Maria Rafols si distinse per la sua eroicità e carità: a capo di un gruppo di consorelle soccorse i feriti, i prigionieri, gli ammalati senza rifugio, i dementi allo sbando. Morirono nove giovani sorelle in questa difficilissima situazione.


Maria si recò anche nell’accampamento francese, rischiando la vita, per supplicare il generale di mandare soccorsi per i feriti e gli ammalati; si prodigò per la liberazione dei prigionieri. La città di Saragozza, nel centenario dell’assedio, le tributò il titolo di “eroina della carità”.


Dopo gli assedi di Saragozza, la giunta dell’ospedale, nominata dal governo francese, interferì allontanando il fondatore padre Juan Bonal dalla comunità ed imponendo delle regole redatte dal vescovo Michele Suarez de Santander, costringendo Maria Rafols alle dimissioni dalla carica di presidentessa. Superato il difficile periodo della guerra, Maria Rafols continuò l’opera assistenziale nell’Ospedale di Saragozza, dirigendo la piccola comunità fino al 10 agosto 1812, quando le nuove costituzioni entrarono in vigore e venne nominata una nuova superiora.


Finalmente, il 15 luglio 1824, la piccola comunità circoscritta all’Ospedale di Saragozza ottenne l’approvazione delle costituzioni e l’associazione divenne la Congregazione “Istituto delle Suore della Carità di Sant’Anna” ed il 16 luglio del 1825 Maria Rafols pronunciò insieme alle sue consorelle i primi voti pubblici, diventando di nuovo presidentessa, carica che tenne fino al 1829.


Per le implicazioni ideologiche e religiose, conseguenti ai disordini politici scaturiti durante la guerra, l’11 maggio 1834 Maria Rafols come molte altre personalità ecclesiastiche, fu arrestata e messa in carcere dall’Inquisizione.


Nonostante fosse stata giudicata e dichiarata innocente, fu lo stesso esiliata l’11 maggio 1835 presso l’Ospedale di Huesca, perché ritenuta inopportuna la sua presenza nell’Ospedale “Nuestra Señora de la Gracia” di Saragozza. Ad Huesca soggiornò presso un gruppo di consorelle, provenienti anch’esse da Saragozza e vi restò fino al 1841, quando poté ritornare a Saragozza, dove riprese la sua attività a favore dei bambini orfani.


Carità e povertà furono le virtù più caratteristiche di tutta la sua vita, che si concluse a Saragozza il 30 agosto 1853 a 72 anni, dei quali 49 come Sorella della Carità. Le spoglie di Maria Rafols e di don Juan Bonal, fondatori dell’Istituzione, furono traslate nel 1925 nella chiesa della Casa Generalizia delle Suore della Carità di S. Anna.

Madre Rafols fu beatificata il 16 ottobre 1994 da papa Giovanni Paolo II.


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